GIANNI DE TORA

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2003 Galleria Il Pilastro, S.M.Capua Vetere (CE) 12-26 ottobre

"THE WINDOW"
 
ARTICOLO DI ANGELO DE FALCO SU ARTE MODERNA ON LINE (1) DEL 26.11.2003


La "finestra" sull'arte di Gianni De Tora

"The window" (la finestra) è il titolo della mostra che Gianni De Tora ha attivato in questi giorni presso "Il Pilastro" centro culturale di Santa Maria Capua Vetere diretto da Gennaro Stanislao. Com'è questa finestra da cui l'artista napoletano si affaccia per vedere il mondo? È un filtro che rende geometriche le figure tridimensionali ed i paesaggi creando immagini da sogno essenziali e bidimensionali. Nelle sue opere il colore netto è la forza trainante della narrazione, lo scenario in cui le forme geometriche hanno la funzione di creare dialoghi ora sbarazzini ora seri, ora liturgicamente sacri. In ogni caso, da questi spazi dinamici si sprigiona una energia intensa. Scrive, nel catalogo, Giorgio Agnisola "Una volta entrati, lo spazio è sonoro, di una sonorità sommessa, indefinita, ampia che determina una condizione emotiva e psicologica di concentrazione ed armonia." Gianni De Tora, artista attivissimo, è stato tra i fondatori del gruppo Geometria e Ricerca ed ha esposto, tra l'altro, alla X Quadriennale di Roma e alla XXXVIII Biennale di Venezia.

(1) Periodico di politica, attualità, cultura e società del gruppo consiliare dei DS Novembre 2003 direttore politico Nino Daniele - direttore responsabile
 
REDAZIONALE SU NAPOLI Più DEL 31.10.2003

Arte Contemporanea- A “ Il Pilastro” la mostra di Gianni De Tora QUANDO LA “FINESTRA” SI SPALANCA SULL' ANIMA

Colori fondamentali e segni geometrici. Due dati per caratterizzare lo stile di Gianni ì De Tora. Il Centro culturale "Il Pilastro" (via Roberto d'Angiò, 54) di Santa Maria Capua Vetere ospita la mostra "The Window" di Gianni De Tora. Nelle accoglienti sale del centro diretto da Gennaro e Marcella Stanislao, e fino al 6 novembre, sono esposte le opere più recenti dell'artista casertano, tra i maggiori esponenti dell'astrattismo geometrico in Italia. Il vernissage, avvenuto il 12 ottobre scorso, è stato l'occasione per presentare la collana d'arte contemporanea di "Il Pilastro", diretta da Giorgio Agnisola. "The window" racconta una storia. Simmetrie, cromismi e spazi rigorosi per incontrare il mondo poetico e minimale di De Tora. Una «finestra» spalancata sul rigore e la staticità degli elementi prospettici, un sipario avvolgente che dilata il palcoscenico della vita. Assemblaggi di citazioni classiche in forme oniriche, quadri visti come una soglia da varcare e per poi lasciarsi affondare, giù, in profondità. Geometrie convulse e dinamiche, spiragli attraverso cui sbirciare in una realtà pura, contrassegnata da una cromaticità piatta e sintetica. Opere che illustrano l'emotività dell'artista, che offre all'osservatore una fetta delle sue emozioni. Una «finestra» spalancata sull'anima di un artista sensibile e attento all'evoluzione degli eventi. Gianni De Tora è questo e molto altro. E la mostra offre un'opportunità per scoprire il lato umano di artista.

 
locandina
 
cartolina invito
 
TESTO DI GIORGIO AGNISOLA SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

THE WINDOW

Se si prescinde dal periodo informale ed espressionista degli anni giovanili e dalle successive opere più concettuali e sperimentali, l'arte di Gianni De Tora si caratterizza fin dagli anni Ottanta per una ricerca di strutture astratte e geometriche tendenti a creare uno spazio controllato e rigoroso sul piano formale, ma altresì suggestivo e risonante, non di rado poetico e intimista. L'immagine si connota di uno sfondo quasi sempre regolare e simmetrico nel suo assetto compostivo e di una zona formalmente più eterogenea e soprattutto più ricca cromaticamente, più luminosa, più trasparente. Lo sfondo è in genere scuro, assume talvolta nell'impianto scenico un assetto che potrebbe definirsi monumentale, caratterizzato da staticità e rigore, sottolineato da effetti prospettici e giochi di luce a volte radente; a volte emergente come da un sipario sottoesposto, a volte sorgente di lato, in modo da fasciare le forme e chiudere improvvisamente, come dall'interno, il campo visivo. Per converso lo zona nodale (spesso centrale, talvolta eccentrica o addirittura frazionata) è più vivida e insieme più profonda, introduce un ambiente che si intuisce vasto, popolato da forme leggere, di colore vivo, che paiono assumere nella dinamica visiva una vaga simbologia linguistica di tipo archetipale. Riguardando l'immagine nel suo insieme e calibrando la lettura nelle parti che lo compongono, si ha l'impressione che l'artista voglia indirizzare l'attenzione dell' osservatore proprio verso questo spazio interno, che singolarmente, anche in relazione al contesto, diventa come una sorta di finestra su di un universo nuovo, una dimensione oltre, di cui si intravede solo un frammento. Sicché il riquadro che lo contiene appare vieppiù un varco, una soglia, il foro di una camera oscura costruita per guardare in profondità e in prospettiva il mondo. Lo stesso contrasto tra la fissità della scenografia compositiva e il dinamismo della forme segniche accentua il senso di un inoltro interiore, di un capovolgimento di orizzonte, di una sorta di prospezione, seppure guidata e vigilata. Una volta entrati lo spazio è sonoro, di una sonorità sommessa, indefinita, ampia, che determina una condizione emotiva e psicologica come di sospensione, di concentrazione, di armonia; ma anche di vaghezza dell'idea e della stessa emozione. Lo sguardo si concentra inizialmente sul varco luminoso, sulle forme mobili e leggere, sui loro cromatismi accesi, prima di immergersi nello spazio interno. E' uno stato dell'essere pensoso e poetico che l'artista evoca, con una interpretazione simbolica che elude le forme scomposte della materia e tende alla sintesi rigorosa, alla riflessione linguistica, alla metafora lucida e ordinata della propria vita e che implica una sorta di aspettazione, di ansia spirituale. Talora, come in alcune pitture del 1986, l'artista apre improvvisamente ad una interpretazione maggiormente emotiva del linguaggio. Libera segni che evocano forme e contesti naturalistici. Recupera persino una casualità informale. Già in precedenza, del resto, De Tora aveva unito schemi grafici recuperati come semplici annotazioni o spunti progettuali a rilievi materici, evidenziando giochi di luce in superficie; evitando che il dato sensibile e propriamente emozionale si disperdesse, investigandolo con cura intelligente e raffinata. Era palese nella scelta espressiva la natura psicologica oltre che intellettuale e percettiva della sua creazione, rifletteva quel senso dell'arte che si lega alla esplorazione della vita, che si interpreta dall'interno, dentro ed oltre i suoi stessi termini linguistici. La ricerca assume negli anni Novanta una continuità narrativa lungo la trama della stessa opera. L'artista realizza strutture in cui si intuisce il bisogno di un' espressione variata e sequenziale, mettendo in atto una successione di forme in qualche modo autoreferenziali. Sicché l'equilibrio compositivo ed esterno aderisce a quello interno con una intensità rara, preziosa. Le articolazioni delle campiture cromatiche e dei riquadri e delle variegate tonalità di colore che si specchiano e si addensano nello spazio prospettico con rigore e poesia acquistano così nell'universo della sua arte una significato nuovo, quasi epifanico. Come un desiderio di irenica stasi, un bisogno inespresso di assoluto.

 
foto di repertorio
 
 
 
 
 
 
 
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